L’inconscio possiede forze potenti, sia distruttrici che salvatrici, le quali possono diventare benefiche o malefiche a seconda dell’atteggiamento che ciascuno di noi assume in ogni momento della vita. Conoscere queste forze, incanalarle, anziché negarle o razionalizzarle, è il compito di un’analisi del profondo. Compito dell’analista è di possedere una competenza simbolica tale da poter aiutare i pazienti a decifrare le innumerevoli immagini prodotte dal loro inconscio tramite i sogni. Lavorando con i sogni i pazienti saranno a contatto con gli aspetti vitali e mortiferi che albergano nel profondo della loro psiche e, seduta dopo seduta, inizieranno il processo trasformativo della personalità che tanto desideravano. 

In una terapia non del profondo il lavoro con i sogni è messo da parte. Si potenziano altri aspetti, prevalentemente quelli cognitivi. Ma l’inganno odierno è proprio quello di credere che tutto sia risolvibile con l’intelletto, con l’autocura, con una riflessione narcisistica, ovvero con la coscienza. Nel setting analitico del profondo è, invece, fondamentale far prevalere il lavoro di rielaborazione nato dal confronto dei due partner (analista-paziente), uniti da una reciproca relazione, in cui l’analista orienta lo sguardo verso la dimensione evolutiva del paziente, mentre accetta senza giudicare i momenti regressivi di esso, momenti importanti perché è lì che si è creato il danno.